Le centrali idroelettriche, per generare elettricità, sfruttano l’energia meccanica che l’acqua produce cadendo sulle pale di una turbina. La turbina mette in moto l’alternatore producendo elettricità.
Questa tipologia di impianto si divide in due categorie: centrali ad acqua fluente e centrali con invaso.
Nelle centrali ad acqua fluente si sfrutta il percorso naturale del corso d’acqua. Il canale di derivazione e le turbine vengono infatti posizionate in corrispondenza del percorso dell’acqua.
Nelle centrali ad invaso, invece, viene utilizzato un bacino d’acqua, naturale o creato da una diga. L’acqua viene poi condotta verso la turbina che, nello stesso modo, genera prima energia meccanica poi convertita, tramite un generatore, in energia elettrica.
Quella idroelettrica non è solo storicamente la prima fonte di energia rinnovabile in Italia, infatti anche tutt’oggi nel nostro Paese rimane la principale e l’unica a essere programmabile.
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Tuttavia, a chi osserva il settore elettrico più da vicino, non sfugge che lo sviluppo delle rinnovabili deve essere sostenuto da una sufficiente quota di capacità programmabile per diversificare il mix energetico e assicurare la stabilità della rete.
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