Le centrali idroelettriche sono da sempre una grande risorsa italiana, ma le sfide del cambiamento climatico lanciano l’allarme e impongono nuovi approcci.
Negli ultimi anni, con l’accentuarsi dei problemi dovuti alla siccità, si è iniziato a ripensare all’acqua come a un asset strategico importante. Per l’Italia, però, ha sempre rappresentato una risorsa fondamentale all’interno del mix energetico.
Come sappiamo, il 2022 è stato caratterizzato da una grande siccità. Mentre alcune ricadute economiche di questa crisi vengono in mente naturalmente, come l’impatto sull’agricoltura e sul turismo, si rischia di sottovalutare le conseguenze della siccità sulla generazione elettrica e sull’equilibrio della rete che serve il nostro Paese.
Lo scorso anno, la produzione netta da fonte idroelettrica ha subito una flessione di oltre un terzo rispetto all’anno precedente e il 2022 è risultato ben al di sotto dell’anno più critico dell’ultimo decennio (quasi 6.000 GWh di produzione idroelettrica in meno del 2017).
Questa crisi ha allungato le sue ramificazioni anche ai primi mesi del 2023, facendo temere il peggio per l’estate, ma al confine con il primo semestre si è notata un significativa ripresa della produzione idroelettrica, che ha permesso di fare un sospiro di sollievo.
I NUMERI DELL’ACQUA
A livello mondiale, la produzione idroelettrica copre circa un sesto del fabbisogno complessivo e si attesta come la prima fonte di energia elettrica low carbon.
In Italia si contano impianti per una potenza totale di 22,4 GW, soprattutto nel Nord Italia. Due terzi di questi impianti sono stati installati, però, prima degli anni ’60. Complessivamente il settore comprende oltre 4.000 impianti e circa 15.000 addetti: è quindi un pilastro dell’economia italiana.
Il valore strategico della produzione idroelettrica italiana non è solo nella differenziazione del nostro mix energetico, già di per sé fondamentale alla luce della recente crisi energetica, ma anche nella cura del territorio e del rapporto con le comunità. L’idroelettrico italiano è una frontiera fondamentale del contrasto al dissesto idrogeologico di un Paese come l’Italia, dalla morfologia molto complessa.
IL RUOLO DI TIRRENO POWER
In questo contesto Tirreno Power è custode di un parco impianti fondamentale per la Liguria, che rappresenta circa l’85% degli impianti idroelettrici della regione. Centrali a volte anche centenarie, come quella ad acqua fluente di Argentina o quella a invaso di Malanotte – dal quale viene derivata l’acqua per alimentare la centrale di Tigliolo – sono state tutte rinnovate, automatizzate e sono telecondotte dalla sala controllo dell’impianto Vado Ligure, 24 ore su 24.
Complessivamente si tratta di 18 impianti con una potenza efficiente complessiva di circa 75 MW. Producono in media 190 GWh l’anno, in pratica il fabbisogno medio annuo di energia elettrica di più di 70 mila famiglie.
La centrale più antica in concessione a Tirreno Power è quella sul torrente Argentina, in provincia di Imperia. È del 1903 ed è una centrale ad acqua fluente, ossia non ha una diga vera e propria, ma sfrutta un’opera di presa sul torrente Argentina e tramite una canale derivatore di circa 5km ed una condotta forzata con un salto di quasi 100 metri, alimenta le turbine prima di restituire le acque più a valle al torrente stesso, fino a produrre 2,5 GWh l’anno.
Non mancano le criticità, però. Il parco idroelettrico italiano è datato e deve affrontare vecchie e nuove sfide, a partire dal cambiamento climatico.
La tempesta Alex/Brigitte dell’ottobre 2020 ha costretto i vigili del fuoco a 2500 interventi in tre regioni e ha colpito anche la centrale Argentina e altre due centrali di Tirreno Power sul fiume Roia. Si tratta di un tipico effetto del climate change, che comporta la sequenza di lunghi periodi di siccità e improvvisi fenomeni estremi anche alluvionali, con conseguenze devastanti. Come nel caso degli impianti sul Roia che sono stati oggetto di ricostruzione durante gli scorsi anni e sono tornati pienamente in esercizio solo nel 2023.
IDROELETTRICO E MANUTENZIONI: LO SVASO DI GIACOPIANE
Quando pensiamo all’idroelettrico, non possono non venirci in mente le dighe. Strutture immense e affascinanti ma che hanno bisogno di molte cure.
Secondo Hydropower Special Market Report di IEA entro il 2030, quasi un quarto degli investimenti globali sugli asset idroelettrici (pari a 127 miliardi di dollari) saranno spesi per ammodernare impianti esistenti. Nei Paesi più economicamente avanzati, tale quota arriverà al 90% degli investimenti totali sull’idroelettrico. Nonostante questo si prevede che, nel 2030, più del 20% del parco di generazione idroelettrica avrà oltre 55 anni, un’età alla quale le grandi componenti elettromeccaniche degli impianti necessitano di essere rimpiazzate.
La capacità di prevedere ricavi nel lungo periodo e modelli di proprietà e gestione funzionali sono, secondo IEA, fondamentali per attivare gli investimenti necessari, rendendoli finanziabili
La maggior parte delle dighe gestite da Tirreno Power risalgono ai primi anni del 1900, e vengono sottoposte a manutenzioni continue e preventive.
Ne è un esempio lo svuotamento del lago di Giacopiane che Tirreno Power ha avviato ad agosto del 2023 per effettuare opere di mantenimento e controlli sullo stato della omonima diga. L’obiettivo è quello di rinforzare l’infrastruttura a quasi cento anni dalla sua inaugurazione e permettere per molti altri anni a venire una produzione di energia rinnovabile e sicura per tutto il territorio.
Guarda il video dello svaso di Giacopiane
I lavori di svaso del lago sono stati impegnativi. Basta pensare che il lago di Giacopiane, a portata massima, contiene 4 milioni di metri cubi d’acqua, ed è chiaro come l’intervento abbia richiesto un’accurata progettazione del cantiere – fase durata 3 mesi – e una programmazione puntuale per preservare l’ecosistema del lago.
Nelle fasi finali dello svuotamento di Giacopiane le acque sono state fatte defluire nel sottostante lago di Pian Sapeio con uno scivolo molto particolare, dalla pendenza media del 16%, ideato per consentire il salto dallo scarico di fondo del lago al livello del bacino di Pian Sapeio anche alla fauna ittica (per la maggior parte carpe e tinche).
Tra gli aspetti più complessi nella progettazione della struttura, lunga 70 metri e la cui costruzione è durata un mese, il fatto che dovesse essere adatta al collocamento nell’area, garantendo una completa stabilità, e al contempo fosse costruita con un materiale idoneo allo “scivolamento” dei pesci, secondo un percorso che ne agevolasse il trasferimento nel modo meno traumatico possibile. Con un tasso di sopravvivenza della fauna ittica pari al 97%, il risultato finale dell’operazione è stato un successo.
UN RUOLO SEMPRE PIÙ STRATEGICO
È fin troppo evidente a tutti quanto l’acqua rappresenti una risorsa essenziale per permettere la nostra sopravvivenza sul pianeta. Allo stesso tempo, il suo impiego per produrre elettricità è fondamentale per garantire un mix produttivo sempre più decarbonizzato.
Nel prossimo futuro, infatti, parte degli sforzi che si stanno producendo per installare nuovi impianti rinnovabili potrebbero essere vanificati da una produzione idroelettrica deficitaria a causa della siccità o di fenomeni alluvionali come quello che abbiamo descritto poco sopra e che possono mettere fuori servizio gli impianti per lunghi periodi.
Oltre a essere rinnovabile, la fonte idroelettrica ha anche il grande vantaggio di essere programmabile (laddove esiste una diga e quindi un bacino) ed è quindi ancor più preziosa delle fonti che presentano carattere intermittente (come eolico o fotovoltaico).
La cura del territorio associata alla gestione degli impianti rappresenta un ulteriore importante elemento che caratterizza questa produzione e che rende il lavoro del concessionario da un lato complesso ma, dall’altro, appassionante.
I tanti ruoli dell’acqua e i tanti impieghi che se ne fanno richiedono una collaborazione sempre più stretta dei soggetti coinvolti nella gestione degli invasi affinché siano preservati allo stesso tempo la risorsa, gli impianti che la utilizzano e il territorio circostante.