In questo anno e poco più di pandemia tante cose sono cambiate nella nostra vita, compreso il lavoro. L’ISTAT ha calcolato che nel giro di un anno, dal 2019 al 2020, le imprese italiane che hanno adottato sistemi di lavoro flessibili sono passate dal 19% al 77%.

Tanti di noi sono stati catapultati in una nuova dimensione lavorativa praticamente dall’oggi al domani, abbandonando di colpo rituali quotidiani che fino al giorno prima erano parte integrante della propria vita: il percorso casa-lavoro, le chiacchiere in ufficio, la pausa caffè con i colleghi.

Il nuovo luogo di lavoro per tanti ha iniziato a coincidere con la propria abitazione, uno spazio di solito riservato alla vita extra-lavorativa, che è stata bene o male riorganizzata per creare una postazione di lavoro, una nuova disposizione degli ambienti e una loro spartizione qualora in casa non ci si viva da soli.
E se da un lato può essere piacevole non dover più affrontare il traffico o risparmiare sui mezzi di trasporto, dall’altro sono emersi nuovi rischi di andare incontro a situazioni di stress, positivo o negativo che sia. Sì, perché esiste anche un tipo di stress positivo, battezzato “eustress” dall’endocrinologo Hans Selye, che in sintesi è quello che possiamo sperimentare quando di fronte a una nuova attività lavorativa sentiamo di trovarci davanti a una sfida emozionante, per quanto complessa.
Il problema insorge quando questi momenti di tensione persistono a lungo nel tempo, trasformandosi in stress negativo. In questo caso incorriamo nel rischio di burnout (dall’inglese to burn, bruciarsi), una sorta di esaurimento completo delle nostre capacità che si ripercuote anche al di fuori della vita lavorativa, con fenomeni di ansia, insonnia o problemi di salute più o meno gravi.
David Burkus, autore e professore di management, mette in guardia sulla scomparsa dei confini spaziali e temporali nello smart working: quei rituali di entrata ed uscita da uno stato all’altro (rappresentati dal percorso casa-lavoro, ad esempio) erano importanti perché delimitavano due momenti ben distinti delle nostre vite. Venendo meno, il rischio è di fare confusione e di lasciare che le nostre attività lavorative prendano il sopravvento, eliminando i momenti di ricarica che ci offre il nostro tempo libero, come le passeggiate fuori di casa o dedicarci al nostro hobby preferito.

 

I CONSIGLI DI UN MENTAL COACH
Per sapere come scongiurare o gestire il burnout, abbiamo posto qualche domanda a Renato Ritucci, Vocal e Mental coach, esperto nella formazione di Public Speaker presso Ekis, The coaching company.

Il burnout è nato come termine associato alle professioni sanitarie o di cura, adesso invece sembra preoccupare anche la vita aziendale. Come si può capire se si è in burnout?
Le persone in burnout sono riconoscibili da uno stato mentale (a volte anche fisico) alterato, ovviamente negativo. Sono tendenzialmente frustrate, poco proattive, infelici del momento che stanno vivendo e sempre, perennemente stanche, pur facendo cose che pochi mesi prima riuscivano con uno schiocco di dita.

Ti è mai capitato di lavorare, in ambito aziendale, con qualcuno in pieno burnout?
Si, mi è capitato di lavorare e gestire diverse situazioni di questo tipo, soprattutto nell’ultimo anno, a causa del Covid19, che ha costretto e condizionato imprenditori e manager a una vita diversa da quella sempre vissuta.
Non solo la situazione sanitaria odierna ha messo in ginocchio alcune persone. Chi va in burnout, spesso, è l’individuo che non riesce mai a staccare la spina, il lavoratore che deve e vuole avere sempre il controllo su tutto e non sa cosa significhi la parola “delega”.

Come hai gestito la situazione e quali consigli ti sentiresti di dare, da un punto di vista sia organizzativo che mentale, per scongiurare il burnout?
Due brevi consigli, facili da applicare e molto potenti. Fatti le giuste domande e gestisci il tuo stato d’animo.
Per prima cosa consiglio di puntare il dito verso quei comportamenti improduttivi, mettendoli in discussione ponendosi domande semplici e mirate, volte a comprendere che gli stessi sono frutto di una distorsione dei propri pensieri.

  • Su cosa mi sto concentrando?
  • È utile per me tutto questo?

Spesso le persone vanno in burnout perché si pongono delle domande poco utili, rimanendo dentro ai propri “perché”: Perché non riesco più a fare le cose? Perché sono sempre stanco? Perché capitano tutte a me?
Puoi sostituire quei perché con delle domande sicuramente più utili, usando dei fantastici “Cosa” e “Come”:

  • Cosa sto facendo per migliorare la situazione?
  • Cosa posso fare per…?
  • In che modo posso…?

Una buona gestione del proprio stato d’animo è poi un toccasana contro il burnout. In che modo puoi farlo?
Poni la tua attenzione su Fisiologia, Linguaggio e Focus:

Fisiologia:

  • Assumi delle posture aperte, erette e sicure
  • Se sei in smart working, vestiti come se dovessi andare al lavoro ed evita di lavorare al computer da sdraiato o in posizioni “troppo comode”. Meglio sedersi alla scrivania
  • Quando ti rendi conto di essere sdraiato, desolato e triste, alzati in piedi e fai dei saltelli
  • Prendi una matita e mettila tra i denti (come il famoso “coltello tra i denti”) e costringiti ad un sorriso anche non spontaneo e fallo per almeno cinque minuti. Il tuo cervello rilascerà endorfine, che sono degli antidolorifici naturali. Sono quelle sostanze che produciamo naturalmente e che ci fanno sentire felici e meno stressati

Linguaggio:

  • Parlati in modo motivante facendoti le domande sopraelencate (più te ne fai, meglio è!).
  • Scegli delle parole/frasi che abbassino l’intensità del tuo dialogo interiore e che ti generino delle immagini utili, motivanti, produttive e sostituiscile a quelle che possono generare stress ai tuoi pensieri (esempio: Problema può diventare Sfida)

Focus:

  • Esci di casa, fai sport, almeno per un’ora. Trova il tempo e fallo ogni giorno
  • Lascia andare il passato e volgiti al tuo futuro, sognandolo, progettandolo e mettendo i tuoi pensieri per iscritto
  • Impara a delegare ad altri le questioni urgenti, quelle che possono anche gestire altre persone e dedicati a quelle veramente importanti

Facile evitare il burnout? Si, quando lo vogliamo e decidiamo che si può fare… Il nostro cervello non è progettato per renderci felici, è progettato per proteggerci. Dobbiamo abituarlo e allenarlo noi al benessere, sia dal punto organizzativo che mentale.

In questo anno caratterizzato dalla pandemia, le priorità sono state riordinate. Lo smart working ci ha permesso di continuare ad essere connessi e produttivi salvaguardando la nostra salute. Ma bisogna imparare a gestirlo per proteggere sempre non solo la nostra salute fisica, ma anche quella mentale, per uscirne sempre più forti e resilienti.