Favorevoli o contrari? La domanda tipo quando si parla di energia nucleare rappresenta bene la polarizzazione che contraddistingue il dibattito in merito.
O si è per il nucleare senza se e senza ma, o si è contrari senza possibilità di appello. Il perché di questo tabù è presto detto: catastrofi come quelle di Chernobyl e Fukushima o crimini come quelli di Hiroshima e Nagasaki sono ben radicati nella memoria condivisa e hanno comprensibilmente spaventato in maniera indelebile l’opinione pubblica globale, che dove è stata chiamata ad esprimersi – pensiamo al referendum dell’87 o del 2008 in Italia – ha sempre ritenuto preferibile abbandonare la strada del nucleare. Nello schieramento opposto, chi invece ritiene che i benefici dell’energia atomica siano di gran lunga maggiori degli svantaggi, anche in vista del progressivo processo di decarbonizzazione su cui si sono impegnati tanti stati del mondo.
Pro e contro non mancano. Se è vero che la tecnologia energetica nucleare offre una buona risposta alla crescita della domanda globale, permettendo di produrre energia elettrica in grandi quantità e a costi piuttosto ridotti, è altrettanto vero che tutta una serie di problemi di gestione e di sicurezza restano ancora oggi senza soluzione. Ad esempio, lo smaltimento delle scorie, per le quali solo in Italia si parla da decenni di un deposito nazionale, che incontra sistematicamente l’opposizione di tutti i territori individuati come adatti.
IL REATTORE A FUSIONE
Nuove speranze sul piano tecnologico vengono dalla ricerca per la creazione di un reattore a fusione, che, invece di scindere nuclei pesanti instabili per liberare grandi masse di energia come avviene nei reattori a scissione attualmente in uso, prevede l’unione di due nuclei di un elemento con basso numero atomico per formare un nucleo di numero atomico superiore.
I vantaggi in termini di sostenibilità sarebbero importanti, perché le scorie prodotte dai reattori a fusione sarebbero nel 90% dei casi a bassa radioattività e nel remoto caso di un incidente non ci sarebbero ricadute per la popolazione e per l’ambiente in virtù dell’assenza di residui radioattivi a lunga vita, per il semplice fatto che, per poter mantenere la reazione di fusione, occorre alimentare continuamente il plasma: in caso di guasto il reattore si spegnerebbe da solo
I PRO
Bill Gates, da sempre fervente sostenitore del nucleare, è invece al lavoro con la sua società TerraPower su piccoli reattori a fusione per immagazzinare elettricità e quindi integrare l’energia eolica e solare nelle reti quando non disponibile. Una possibile soluzione al vecchio problema della non programmabilità delle fonti rinnovabili e dell’insufficienza delle centrali di accumulo o un ulteriore passo indietro rispetto ai piani di decarbonizzazione, visto che in fondo i reattori a fusione necessitano di energia elettrica per funzionare?
In Italia l’ultimo intervento in materia è stato quello del Ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani, che si è mostrato molto speranzoso riguardo il progresso della ricerca sui reattori a fusione, che secondo lui rappresenteranno la rinnovabile delle rinnovabili.
In attesa di nuovi passi avanti della tecnologia a nostra disposizione, rimane in sospeso la domanda se il nucleare, come il gas naturale, possa essere un valido alleato per abbandonare gradualmente le fonti combustibili fossili, affiancando e completando le fonti rinnovabili. Bill Gates crede di sì, in tanti ancora non ritengono che il gioco valga la candela.